Se un calciatore non rispetta la distanza prescritta, sarĂ  ammonito e il calcio di punizione ripetuto. E ad allenarsi a qualche passo di distanza dai grandi campioni della prima squadra, e Alessandro ci crede ancora mica tanto. «Alessandro, all’etĂ  sua, mica lo so quanto riuscirĂ  ad avanzare nel calcio dei palleggi per i promo di Sky», avevo scritto. Mi rispose solo per precisare che lui, le magliette, mica era vero che se le rubava per poi rivenderle su eBay. La Lazio era passata in vantaggio con un rigore intorno al ventesimo del primo tempo (marcatore: Ceccarelli, oggi al FeralpiSalĂČ), e a due minuti precisi dal fischio finale, come epica comanda, maglietta della juve ecco assegnato un penalty ai giallorossi: la palla del pareggio. Col tempo ho scoperto che non c’ù niente di male nel ritrattare le proprie opinioni. A quindici, sedici anni Florenzi non Ăš per niente un somaro. «Francesco non mi ha detto niente. «Il mister aveva bisogno di un uomo lĂ  vista l’indisponibilitĂ  di Correia e Ristovski.

Di quel periodo di Florenzi ho nitido un ricordo: una lunga scena vista coi miei stessi occhi alle 23 di lunedĂŹ 6 settembre 2010, a Santa Marinella, una manciata di chilometri da casa mia. A nove anni Florenzi si trasferisce alla Lodigiani (come Totti), a conti fatti Ăš la terza squadra di Roma. Tuttavia le squadre dei campionati minori e quelle che mantenevano il nome storico derivante dal dopolavoro degli anni del fascismo, poterono ancora usufruire di questa pratica. Il suo allenatore Ăš un ragazzo di pochi anni piĂč grandi di lui, meticoloso nella preparazione atletica, alchimista tattico dal futuro promettente: si chiama Andrea Stramaccioni. Esordisce all’Enzo Scida, a due passi dal mare, un giorno prima di Ferragosto. Ci rimane due anni, poi siccome Ăš in gamba Lazio e Roma se lo contendono. Il congresso tenutosi in Guatemala, nel 2000, tra membri della PANAFUTSAL e della FIFA, mirava alla ricostruzione della disputa tra le due istituzioni e l’affermazione del futsal nella versione pura che aveva fatto appassionare molti in Sudamerica. «A fine agosto la mia famiglia era tutta giĂč; poi da sette che eravamo improvvisamente mi ritrovo da solo in casa; non conoscevo il posto, la cittĂ , i primi giorni ho fatto fatica a dormire senza i miei e senza Ilenia.

Ovviamente non credo che sull’altra richiesta si possa procedere ad accettarla, per il semplice fatto che non c’ù nessun motivo per cui per chi non Ăš presente non possa essere discusso un ordine del giorno da qualcun altro. La domenica, qualche volta, Ăš a bordo campo durante le gare casalinghe per fare il raccattapalle. È in quel periodo che, allo stadio Olimpico, una domenica, conosce Ilenia, che era ancora una ragazzina. Solo un anno prima i blucerchiati avevano fermato la fuga verso il titolo della Roma di Ranieri; quel giorno, a trecentosessantacinque lune di distanza, i doriani sprofondavano mestamente in B. Era l’ultima Roma dei Sensi, e al posto del Capitano, giusto quei cinque minuti prima del triplice fischio finale che servono su un piatto d’argento la standing ovation, entra Alessandro Florenzi. Con la Primavera Florenzi vincerĂ  un Campionato da capitano, confermandosi trascinatore, emblema di caparbietĂ , rigorista infallibile (se escludiamo quello della finale del torneo estivo) e pur capace di prodezze balistiche degne di palcoscenici piĂč prestigiosi – come l’ultima rete segnata a Trigoria con la maglia delle giovanili, contro il Pescara: Florenzi imposta un’azione di contropiede, s’invola verso l’area avversaria, scambia con Montini che gli rende una palla leggermente in ritardo rispetto al corpo.

È l’ultima di campionato della stagione 2010-2011 e l’avversario Ăš la Sampdoria. Il campionato 2009-2010 non inizia bene per il club, che il 22 dicembre esonera Marino e lo sostituisce con Gianni De Biasi. Poche settimane prima della finale del campionato Primavera a Pistoia, Florenzi fa il suo esordio tra i professionisti, subentrando al quarantesimo del secondo tempo di una partita abbastanza particolare. Per il resto, ci sarĂ  tempo. » Per ora gli dĂ  il cambio. Al cambio di maglia corrisponde un cambio di sensibilitĂ  e attitudine: dal 10 della fantasia all’8 della disciplina tattica, dell’inesauribilitĂ , dell’infinito, se lo corichi su un lato; del loop. In quella stessa tormentata annata, i ducali arrivano fino alla semifinale di Coppa UEFA, venendo eliminati dal CSKA Mosca, 0-0 a Parma e 3-0 in Russia per i moscoviti, poi vincitori del trofeo. «Ovviamente la maglia ha un enorme valore di riconoscibilitĂ , ma la cosa importante per noi Ăš essere vicini ai tifosi. A me un calciatore che chiede perdono ai propri tifosi fa sempre molta tenerezza. Il nome Ăš un tributo all’ex calciatore Andrij Ć evčenko, che era solito indossare la maglia numero 7. Nel 2010 produce una linea in collaborazione con l’azienda britannica Reebok.

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